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Manipura: mantra Ram

Terzo chakra

Questo chakra è localizzato all’altezza dell’ombelico e nella sua espressione grafica i petali del loto sono diventati dieci. La parola allude etimologicamente a un’abbondanza di gemme preziose, e il tipo di energia che qui si raccoglie e distribuisce è quella del calore. A Manipurna è collegato l’elemento fuoco: l’essere, fattosi stabile nella “terra” di Muladhara e incanalato dal desiderio, già individualizzato ma fluttuante, nell’“acqua” di Svadhisthana, si determina verso l’esterno esercitando sul mondo un’azione potente, paragonabile a quella del sole. Così Manipurna è collegato alla qualità sensibile della vista, che consente la percezione dei colori e delle forme. Le divinità del mantra sono Agni, Signore del fuoco, altrimenti incarnato da Rudra (il fuoco come elemento distruttore) con la sua Shakti, “La nata dalla furia di Devi”. Il fuoco in effetti è un’energia dal duplice aspetto, e il Brahmanesimo lo sottolinea meglio di qualunque altro sistema mitologico. Agni è nato dallo sfregamento di due pezzi di legno ed è la vita che sboccia dal legno morto e secco. Dimora nel cielo perché dardeggia nel sole, ma è in stretto rapporto con l’acqua perché, in forma di lampo, squarcia le nuvole, aprendo un varco alle acque benefiche che fertilizzano la terra. Nel mondo fisico, potendo divorare ogni cosa, è anche colui che purifica: le passioni e le emozioni del mondo sono il fumo di ciò che Agni divora e, quando il fuoco si spegne, anche il fumo a poco a poco svanisce. Il Buddhismo accentua invece l’aspetto negativo del fuoco, tendendo a identificarlo con il vissuto emozionale dell’individuo. Dice il Buddha: «Tutto è in fiamme; l’occhio e tutti i sensi sono in fiamme; il mondo intero è avvolto nel fumo; il mondo intero si consuma nel Fuoco… Lo Spirito è avvolto dal Fuoco… La coscienza dello Spirito, le impressioni raccolte dallo Spirito e le sensazioni che nascono dalle impressioni raccolte dallo Spirito sono anch’esse avvolte dal Fuoco». Nonostante la distanza tra le due impostazioni, da entrambe si ricava la consapevolezza di come sia fondamentale il controllo di questa energia.

Mahan Priti Anna

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Svadhisthana: mantra Vam

Secondo chakra

Questa “ruota d’energia” è situata nella regione addominale, sotto l’ombelico, più o meno alla radice degli organi genitali. L’elemento correlato è l’acqua e la qualità sensibile è il gusto. Se l’energia di Muladhara si manifesta nella sessualità animalesca, nel puro istinto che spinge alla riproduzione, quella di Svadhisthana si manifesta nella sessualità già individualizzata, come ricerca di un ponte, attraverso il sesso, tra l’Io e il mondo esterno. Nel simbolo il loto ha ora sei petali e ingloba una falce di luna con i corni rivolti verso l’alto. La coppia divina del mantra è quella di Varuna e Sarasvati. Varuna è Brahma nella sua veste di “Signore delle acque”, così come Sarasvati è uno dei molti aspetti che nel pantheon indù assume Devi, “la dea”, ovvero il principio divino femminile che promuove tutte le forze e determina tutte le forme, creando la separazione a partire dall’Unità.

Mahan Priti Anna

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Muladhara: mantra Lam

I mistici indiani oltre 5.000 anni fa hanno individuato un suono per ogni chakra, questi suoni hanno una vibrazione tale da rimettere in ordine il circuito energetico del chakra interessato, in questa serie di articoli parlerò dei suoni relazionati ad ognuno di essi partiamo dal primo chakra quello della radice, situato alla base della spina dorsale, tra l’ano e i genitali, l’elemento è la terra, il senso l’olfatto, il colore rosso, nero, Muladhara chakra.

Mula significa “radice”, adhara “supporto”: questo chakra dunque, localizzato alla base della colonna vertebrale, è “la terra” (tale è infatti l’elemento cui è collegato) in cui si radica “l’albero della vita” di ciascuno ovvero, come sede di Kundalini, è il centro in cui l’Energia Suprema è “addormentata”, presente soltanto a livello potenziale. La qualità sensibile correlata a Muladhara è l’olfatto. La coppia divina del mantra è Brahma-Savitri. Di quest’ultima la mitologia indù racconta che venne fecondata da Brahma prima della Creazione e che fu dal suo utero che emersero, a partire dalla musica, innumerevoli “figli”, compresa la morte.

Vibriamo il mantra Lam quando non ci sentiamo centrati quando abbiamo bisogno di sentirci protetti e quando necessitiamo di un collegamento con madre Terra, ma anche per equilibrare il senso dell’olfatto per relazionarci alle nostre radici, per ringraziare gli antenati, e per lavorare con le energie più pesanti ripulendole.

Mahan Priti Anna

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Il mantra OM : l’inizio

Il Mantra Om è attribuito alla prima vibrazione della sostanza Cosmica, è dunque il mantra primordiale. OM viene da AUM queste lettere raccontano la creazione, la conservazione e il suo riassorbimento nella totalità dell’Uno, correlate come sono a Brahma, Vishnu e Shiva. Questa sacra sillaba, dunque, significa Brahman, l’Anima Suprema, la Trinità nell’Unità.

Il “mantra dei mantra” è composto da tre lettere: A, U e M di cui le prime due vocali si uniscono nella O. La lettera A rappresenta il piano materiale dell’universo, la U quello sottile e la M quello causale, non manifesto. Nell’essere umano A è in relazione al corpo materiale, U al corpo sottile, o psichico, e M al corpo causale, o puro spirito. Il fonema mantrico OM viene anche nominato talvolta come il “Pranava”, che significa “veicolo del prana”. Prana è un modo di definire la forza, il “soffio” divino che presiede alla vita di ciascuno.

Come si recita Om
La recitazione di OM può essere più o meno prolungata, ma è importante che termini con la vibrazione della M in tono più acuto del resto, anche se, come consonante labiale, prodotta a labbra chiuse. All’attacco si fanno vibrare il respiro e la lingua per mezzo della laringe e del palato come fossero una cassa di risonanza. Il suono di A è gutturale, e parte dal fondo della cavità boccale. U si ottiene dal movimento in avanti della lingua, provocato dall’emissione della forza energetica dell’espirazione e finisce sulle labbra, che a questo punto si chiudono per dare luogo alla M. Se con la OM si vuole attivare il prana alle tre lettere corrispondono tre fasi respiratorie, addominale per la A, toracica per la U e clavicolare per la M.

L’obiettivo finale, dopo la presa di coscienza del movimento del respiro e l’interiorizzazione del suono, è quello di un controllo della propria energia respiratoria.

Mahan Priti Anna

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