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Quando siamo felici, e quando ci accade la felicità?

Quando siamo felici, e quando ci accade la felicità? Molti pensano che la felicità sia una sensazione che è determinata da una serie di cause esterne. Questo non è del tutto falso, ma se il concetto non si amplia si rischia di dipenderà dagli altri per quello che in realtà puoi procurarti e procurare.

Il più grande nemico della felicità è il nostro io vittima, la nostra vittima, si rifiuta di comprendere chi siamo realmente e ci rimanda sempre a quella volta che siamo stati rifiutati, riproponendoci sempre la stessa procedura, l’isolamento. Quella paura che un giorno ci segnò non vuole abbandonarci e ci tiranneggia, per cui siamo costretti a non essere in linea con la vita che invece potrebbe essere una continua meraviglia.

La felicità in questo mondo è spesso un disequilibrio è una rottura è una via parallela a quella che percorriamo di solito è uno sforzo, è una volontà di uscire dagli schemi.

Dunque la felicità ci accade quando siamo grati, e quando comunichiamo questa gratitudine, quando siamo pronti ad ascoltare e a ricevere, e quando non pretendiamo una ricompensa, nei termini esatti in cui l’avevamo prevista.

La felicità è un gesto rivoluzionario, e tutti siamo in grado di produrla per noi e per gli altri! Comincia la rivoluzione

Mahan Priti Anna


Imparare a non essere infelice: un impegno arduo

Non è facile pensare in modo nuovo. Sei abituato a certi pensieri ed a quelli, debilitanti, che ne conseguono. Spogliarti del tuo abito mentale richiede molto lavoro. La felicità è facile, ma imparare a non essere infelici può essere arduo.

Per una persona, la felicità è una condizione naturale. Ciò è evidente: basta osservare i bambini. La difficoltà consiste nel disimparare tutti quei ”dovrei” e “avrei dovuto” digeriti nel passato. Comincerai a rispondere di te stesso con una presa di coscienza. Fermati quando ti sorprendi a dire cose come: “Mi ha offeso, mi ha ferito nei miei sentimenti”. Rammentati di ciò che stai facendo nel momento in cui lo fai. Pensare in modo nuovo richiede la consapevolezza del vecchio. Hai l’abitudine a schemi mentali che pongono fuori di te le cause dei tuoi stati d’animo. Hai messo migliaia di ore a rafforzare tale mentalità, e con migliaia di ore dovrai equilibrare la bilancia per arrivare a pensare in modo nuovo e assumerti la responsabilità dei tuoi stati d’animo. È una cosa terribilmente dura. E allora? Non è certo questa una ragione per evitare di farlo.

Tu sai come regolare la mente quando si tratta di compiere degli atti fisici: sai, per esempio, insegnare alle tue mani e ai tuoi piedi a coordinare i movimenti per fare andare un’automobile. Nella sfera delle emozioni, il processo, ancorché meno conosciuto, è identico. Hai preso delle abitudini rafforzandole tutta la vita. Ti adiri, ti senti infelice, offeso o frustrato, automaticamente, perché molto tempo fa hai appreso a pensare così. Hai accettato il tuo comportamento e non gli hai mai lanciato una sfida. Ma come hai imparato ad essere in tutti quei modi autodistruttivi, così puoi imparare a non essere adirato, infelice, offeso o frustrato.

Responsabilizzarsi comporta qualcosa di più che semplicemente tentare con pensieri nuovi, così, tanto per averne una razione supplementare. È necessaria una certa determinazione ad essere felici, e a sfidare e distruggere tutti e singoli i pensieri che ingenerano una paralizzante infelicità.

tratto dal libro “i tuoi pensieri erronei”

Mahan Priti Anna


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